Il mondo reale degli investigatori privati, fra contratti da fame e sfruttamento
Sono una figura professionale considerata ancora il più delle volte misteriosa, della quale non è sempre facile comprendere l’inquadramento, cosa fanno, quanto guadagnano.
Stiamo parlando degli investigatori privati, ovvero di quei professionisti che, nell’ambito della normativa vigente, si occupano di investigare e di raccogliere prove su mandato dei loro clienti. Si possono occupare di sparizioni, investigazioni famigliari su fedeltà e tradimenti, spionaggio industriale e tanto altro. Ma dietro l’apparenza, ci sono anche situazioni difficili.
Ad esempio il salario, che spesso non arriva ai 6 euro all’ora, quindi poco più di 1000 euro al mese per un orario lavorativo che sfora le 40 ore a settimana. Oppure, partite IVA illegali che nascondono contratti di lavoro subordinati (e nonostante vi sia un decreto ministeriale del 2010 che vieta espressamente che gli investigatori privati possano lavorare a partita IVA).
Assunti da compagnie di assicurazioni e aziende, che chiedono loro vari servizi come lotta alle frodi, e li pagano pochissimo, gli investigatori privati rischiano contratti di lavoro davvero deludenti, dove si lavora tanto, le mansioni richieste sono le più svariate e si guadagna sempre meno.
Nonostante gli aggiornamenti del CCNL, la paga è sempre bassa: si parte da 5,4 euro lordi all’ora per gli investigatori privati con meno qualifiche (stiamo parlando di appena 1.081 euro al mese), per arrivare a 9,4 euro lordi l’ora per quelli più qualificati o che riescono a strappare condizioni migliori.
CCNL della categoria degli investigatori privati
Il CCNL della categoria degli investigatori privati è firmato dal sindacato di riferimento e dalla Federpol, ma non hanno ottenuto reali miglioramenti per i lavoratori del settore. Inoltre, vi sono anche molte realtà di sistemi paralleli di negoziazione ai quali gli investigatori privati si devono poi adattare, se vogliono lavorare.
Trovandosi spesso in situazioni complesse per cui devono accettare contratti pagati pochissimo e il sindacato, in questa situazione, pare non essere di reale aiuto e spalla ai lavoratori.
Il fenomeno delle partite IVA è ancora più drammatico: non tutti gli investigatori privati sono assunti come dipendenti ma molti vengono assunti come partita IVA, nonostante il divieto del decreto ministeriale del 2010.
Vengono presi con la partita IVA gli investigatori privati senza licenza, che non possono essere rintracciati in alcun modo: non hanno la licenza (quindi non figurano negli elenchi) e non sono formalmente assunti, non avendo un contratto subordinato.
Gli incarichi sono pagati a forfait: anche 70-80 euro, per due giorni di lavoro, con paghe davvero da fame.
Una situazione difficile per cui gli investigatori privati si trovano spesso incastrati in un meccanismo che li obbliga a lavorare per paghe da fame, senza tutele, sottostanti alla legge di un mercato che non si fa minimamente problemi a sfruttare.