Il cuoco pedofilo di Ventimiglia
Adescava minori profughi a Ventimiglia, condannato a 2 anni e 8 mesi. Luigi Caione, cuoco a Ventimiglia, convinceva con banali scuse alcuni ragazzini migranti ad avere rapporti sessuali con lui. Un rischio già evidenziato dalle organizzazioni umanitarie
Aveva adescato alcuni minorenni andandolo a pescare tra o giovani migranti presenti a Ventimiglia e li costringeva ad avere incontri hard con lui in cambio di una somma di denaro (pochi euro e delle caramelle).
Per questo il 57enne Luigi Caione, ex cuoco residente a Ventimiglia è stato condannato dal Tribunale di Genova a due anni e otto mesi di carcere oltre che 3.000 euro di multa, anche se in realtà rischiava una punizione molto più grave, ma avendo scelto il rito abbreviato ha potuto beneficiare della riduzione di un terzo della pena.
Caione adescava i minori tra gli ospiti del centro accoglienza
L’accusa per l’uomo era pesante, come è emerso nell’udienza del processo: Caione contattava ragazzi minori, anche di soli 14 anni, cercandoli tra quelli che erano ospiti nella struttura di accoglienza per minori di via Dante, nel centro del comune imperiese e a due passi da casa sua.
Convincendoli di poterli aiutare nelle pratiche per il riconoscimento delle loro richieste di asilo, li portava a casa sua costringendoli poi a consumare rapporti sessuali. Ma dopo la denuncia di due ragazzi, entrambi pakistani, erano partite le prime indagini e si era risaliti alla sua identità.
“Con il pretesto di aiutarlo a svolgere alcuni lavori in cambio di qualche soldo Caione adescava i ragazzini per strada e li conduceva nella sua soffitta, un locale di pochi metri, dove c’era giusto lo spazio del lettino dove il pedofilo consumava i rapporti sessuali con i minorenni”.
I fatti erano chiari e hanno portato l’accusa a chiedere per Caione l’aggravante di violenza sessuale, ma il giudice ha ritenuto di non doverla applicare perché il fisico dei ragazzini avrebbe anche permesso loro di liberarsi dalla presa dell’uomo e scappare.
Nel corso dell’inchiesta è comunque emerso che l’uomo, attualmente recluso nella casa circondariale di Sanremo, aveva già in passato segnalazioni per precedenti specifici anche se in realtà non era mai stato condannato né gli era stato imposto di curare i suoi istinti.
E in questo caso aveva individuato bene il suo obiettivo, tanto che nei mesi precedenti alle violenze si era anche informato presso la struttura che ospitava i minorenni stranieri per diventare volontario.
Nel corso del processo alcune delle vittime si sono costituite parte civile ma nel rito abbreviato non hanno ottenuto nessun risarcimento dei danni e forse anche per questo mentre il pm aveva chiesto la condanna a 2 anni e 2 mesi, il pm ne ha previsti sei in più.
Una sentenza che Federica Giannotta, responsabile dei progetti Italia della Fondazione Terre des Hommes, ha commentato con soddisfazione evidenziando però la condizione di grande vulnerabilità nella quale vivono i minori stranieri bloccati a Ventimiglia in attesa di passare in Francia.
Un pericolo ancora maggiore se dovesse passare, come sottolinea la donna, il progetto dell’amministrazione comunale di Ventimiglia che vorrebbe spostare tutti i minori richiedenti asilo nella struttura del Campo Roya che accoglie fino a 600 adulti.
In ogni caso questa sentenza mette ancora una volta in evidenza i pericoli denunciati a più riprese dalle organizzazioni umanitarie che operano a Ventimiglia e che già in passato hanno posto l’accento su possibili situazioni di sfruttamento.